- La prima ricerca dell’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) dedicata al ruolo delle università nei brevetti e nell’innovazione mostra che i paesi leader sono Germania, Francia, Regno Unito e Italia
- La metà di tutte le domande di brevetto provenienti dalle università si riferiscono ad un piccolo gruppo di università europee (5%)
- Le principali università italiane sono il Politecnico di Milano, l’Università degli studi di Milano e “La Sapienza” di Roma
- Lo studio evidenzia il ruolo cruciale delle università nell’innovazione europea, così come le sfide legate alla frammentazione del mercato, citate anche nella relazione di Mario Draghi
- Ampliato con oltre 10 mila profili il Deep Tech Finder, il tool gratuito di EPO che fornisce le informazioni su startup, spin-off e università che hanno presentato domande di brevetto e sono pronte ad attrarre investimenti
Scoperte come i vaccini, la ricerca sull’mRNA, la scienza dei materiali o i progressi nella tecnologia laser devono tutti la loro esistenza alla ricerca universitaria. Il nuovo studio pubblicato oggi dall’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) rileva un aumento negli ultimi due decenni delle domande di brevetto provenienti dalle università europee. Queste rappresentano il 10,2% di tutti i brevetti depositati presso l’EPO dai richiedenti europei. In Italia, i brevetti accademici rappresentano l`8,6% del totale delle domande presentate da richiedenti italiani nel periodo 2000-2020. L’Italia, con 79 università, si colloca al quarto posto in Europa per numero di atenei che hanno generato, nel periodo, almeno una richiesta di brevetto all’EPO. La piattaforma di ricerca gratuita Deep Tech Finder è stata ampliata per includere circa 900 università e oltre 1.500 spin-out, facilitando così il collegamento tra migliaia di startup e/o università che hanno presentato domande di brevetto europee e che sono pronte per attrarre investimenti.
Lo studio, che rappresenta la prima analisi completa del genere, si basa su dati relativi a 1200 università europee, che hanno generato domande di brevetto depositate presso l’EPO tra il 2000 e il 2020. Oltre alle domande di brevetto depositate direttamente dalle università stesse, lo studio esamina anche le domande presentate da altri soggetti che menzionano ricercatori affiliati all’università come inventori del brevetto.
“L’Europa ha una lunga tradizione di eccellenza accademica, ma a volte lottiamo per trasformare la ricerca in successo commerciale”, ha affermato il presidente dell’EPO, António Campinos. “Questo studio fa luce sull’inventiva accademica in tutta Europa per indirizzare ulteriormente le politiche e le strategie. Sfruttando i brevetti attraverso licenze, collaborazioni o spin-out, le università possono amplificare il proprio impatto generando valore sia sul mercato che a livello sociale. Come sottolinea il recente rapporto Draghi, c’è ancora un lavoro significativo da fare per realizzare un mercato unico della ricerca e della tecnologia in Europa, dal momento che il nostro studio rivela che il 10% delle start up con brevetti europei accademici ha la propria sede legale negli Stati Uniti”.
È necessaria una maggiore collaborazione a livello europeo
Secondo lo studio, Germania, Francia, Regno Unito e Italia guidano la classifica per numero di domande di brevetti accademici. Le università italiane hanno generato il 6,6% di tutte le domande di brevetti accademici in Europa, per un totale di 7088 brevetti europei nel periodo 2000-2020.
Tra queste è al Politecnico di Milano che è riferito il maggior numero di domande di brevetto, con 809 tra il 2000 e il 2020. Seguito dall’Università degli studi di Milano, con 682, e dall’Università La Sapienza di Roma, con 502. La lista delle “top 5” università italiane è completata dall’Università degli studi di Bologna (472) e dal Politecnico di Torino (419).
Lo studio rileva inoltre che dal 2015 al 2019, 152 startup con sede in Italia hanno presentato domande di brevetto europeo per invenzioni accademiche – il quinto numero più alto in Europa, che dimostra la solidità del processo di trasferimento della tecnologia dal laboratorio universitario al mercato.
Due terzi di tutte le domande di brevetto originate dalle università europee negli ultimi due decenni non sono state depositate direttamente dalle università, ma da altre entità, per lo più imprese, con le PMI che rappresentano il 30 per cento dei richiedenti. Tuttavia, le università europee hanno notevolmente aumentato il numero di domande di brevetto delle loro invenzioni, passando dal rappresentare il 24% di tutte le domande di brevetto accademico nel 2000 al 45% nel 2019, un dato che indica un cambiamento significativo nella pratica e nella politica della proprietà intellettuale.
La ricerca esamina anche la collaborazione che si viene a instaurare tra soggetti diversi sulle invenzioni accademiche; tali collaborazioni risultano ancora in buona parte ancora limitate ai partner locali e nazionali. Questo suggerisce che vi è un potenziale di collegamenti transfrontalieri in Europa non ancora pienamente sfruttato. Collaborare con istituzioni europee apre infatti importanti, promettenti scenari di innovazione, consentendo di unire risorse, conoscenze e competenze per affrontare sfide comuni e sviluppare tecnologie avanzate.
Poche università rappresentano la metà di tutte le domande di brevetto accademico in Europa
Un piccolo numero di università in Europa (il 5% delle 1200 università incluse, tra le altre, l’Università di Grenoble Alpes, l’Università tecnica di Monaco, l’Università di Oxford, l’Istituto federale di tecnologia di Zurigo così come il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano, la Sapienza di Roma, l’Università degli studi di Bologna e il Politecnico di Torino) deposita la metà di tutte le domande di brevetto accademico. Si focalizzano principalmente su discipline scientifiche, con il sostegno di uffici specializzati nel trasferimento delle conoscenze. Invece, il 62% delle università rappresenta solo l’8% delle richieste di brevetto. Tuttavia, anche quest’ultimo gruppo di piccole università, che presentano in proporzione meno domande di brevetto, svolge un ruolo importante nei propri ecosistemi nazionali di innovazione.
Connettere gli investitori con le start up in Europa
L’EPO ha aggiornato il suo tool gratuito Deep Tech Finder (DTF) sulle domande di brevetto per consentire agli utenti di identificare facilmente le università e i relativi spin-out, così come le startup pronte ad attrarre investimenti. Questo strumento online gratuito include i dati di dettaglio di quasi 900 università europee, nonché i profili aziendali e i portafogli di brevetti di oltre 1550 spin – out. La nuova versione migliorata del DTF semplifica, come mai prima, i collegamenti tra il mondo della ricerca accademica e gli investitori. Questo aggiornamento conferma l’impegno concreto dell’EPO, con il supporto degli uffici brevetti nazionali, a sostenere l’innovazione tecnologica in tutta Europa.
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Fonte: European Patent Office